Mutui Inpdap


Quando si parla di Mutui INPDAP in realtà si fa riferimento all'INPDAP, ossia all'Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti delle Amministrazioni Pubbliche che è stato soppresso con delibera del dicembre 2011, grazie al decreto salva Italia. Le funzioni dell'INPDAP sono quindi state trasferite all'INPS, ossia all'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale a partire dall'1/1/2012, pertanto la trattazione dei mutui INPDAP andrebbe valutata in quest'ottica, considerando la situazione aggiornata dei mutui INPS.

I mutui INPDAP erano mutui ipotecari concessi, a certe condizioni, dall'INPDAP ai dipendenti e ai pensionati del settore pubblico e ai loro familiari, che fossero iscritti alla Gestione unitaria autonoma delle prestazioni creditizie e sociali, un fondo controllato dall'INPDAP per dare vita a mutui e prestiti a tassi agevolati, in genere più convenienti di quelli praticati normalmente dalle banche.

I mutui INPDAP, così come anche i prestiti INPDAP, erano quindi riservati non solo ai dipendenti e ai pensionati che avevano l'INPDAP come cassa di previdenza sociale, ma anche a tutti gli altri dipendenti e pensionati del settore pubblico che avessero aderito da almeno tre anni al suddetto fondo, il quale veniva alimentato da contributi versati in misura dello 0,35% del reddito da parte dei dipendenti aderenti al fondo, e dello 0,15% del reddito da parte dei pensionati aderenti al fondo, per pensioni superiori a 600 euro lorde.

L'adesione al fondo di Gestione unitaria autonoma delle prestazioni creditizie e sociali era facoltativa e doveva essere richiesta esplicitamente, compilando un apposito modulo di adesione da consegnare all'INPDAP di persona o da inviarle per mezzo posta. L'adesione a tale fondo era comunque obbligatoria per i dipendenti e i pensionati INPDAP. Una circostanza positiva era quella che bastava essere un familiare di un iscritto al fondo per potere richiedere un mutuo INPDAP.

Non bisognava quindi essere necessariamente iscritti all'INPDAP per potere usufruire di mutui INPDAP, ma era necessario comunque rispettare alcune regole per potere ricevere tale tipo di mutuo. Del resto, iscriversi al fondo dava anche la possibilità di usufruire di prestiti INPDAP, prestiti agevolati con rate di rimborso da 12 a 48 mesi, con incrementi possibili di 12 mesi; in questi casi si parlava di piccoli prestiti.

I mutui INPDAP venivano concessi in una misura massima di 300.000 euro per l'acquisto di una prima casa, a condizione che né il richiedente, né i suoi familiari, fossero in possesso di altre abitazioni entro 100 chilometri dal comune in cui fosse ubicata la nuova abitazione per la quale si richiedeva il mutuo. Inoltre, il richiedente del mutuo doveva prendere la residenza presso la casa per la quale si richiedeva il mutuo, e doveva ivi mantenerla per almeno 5 anni, salvo estinzione anticipata del mutuo.

Il mutuo INPDAP era quindi subordinato a varie limitazioni e condizioni, tra cui anche quella che poteva essere di durata dai 10 ai 30 anni, con incrementi possibili di 5 anni. Vi erano comunque anche punti in comune tra questo tipo di mutuo e il normale mutuo concesso dalle banche, ad esempio riguardo alla possibilità di surroga, che era dunque possibile anche per un mutuo INPDAP.

I mutui INPDAP potevano essere concessi a tasso fisso o varianile. I tassi di interesse del mutuo concesso a tasso fisso erano del 4,15% con rate di rimborso previste semestrali, mentre i tassi di interesse del mutuo concesso a tasso variabile erano del 3,75% per il primo anno, quindi per le prime due rate di rimborso, e dal secondo anno in poi presentavano un tasso variabile in funzione dell'Euribor a 6 mesi.

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Tag: mutuo,   fondo,   tasso,   previdenza,   potere,   rate,   rimborso,   pubblico,   reddito

Temi: tasso fisso,   tasso variabile,   secondo anno,   settore pubblico,   previdenza sociale

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