Conti deposito e BOT


Uno dei prodotti di investimento preferiti dal risparmiatore italiano è quello del BOT, acronimo di Buono Ordinario del Tesoro, un titolo di Stato che normalmente ha una durata massima di un anno, emesso dal Governo al fine di finanziare il debito pubblico dello Stato italiano attraverso il denaro dei cittadini.

I BOT possono essere acquistati in tagli da 1.000 euro e il valore d'acquisto, che rappresenta il valore nominale del titolo, definito anche come valore di rimborso, andrà raffrontato con il valore di emissione, inferiore, al fine di ricavare l'entità degli interessi lordi di spettanza.

In sostanza il meccanismo dei BOT prevede delle aste competitive alle quali partecipano gli intermediari finanziari, durante le quali viene stabilito il prezzo d'acquisto in termini di valore di emissione, sulla base delle offerte degli intermediari più vantaggiose per lo Stato.

Generalmente i BOT hanno una durata di emissione di 3, 6 o 12 mesi, anche se a volte lo Stato ha dato vita ad emissioni per periodi di tempo diversi. Per i BOT a 3 mesi e a 12 mesi l'asta si tiene il 15 del mese, mentre per i BOT a 6 mesi l'asta si tiene a fine mese.

Il rendimento per il cliente che investa in BOT di durata di un anno è pari, in percentuale, al rapporto tra il valore di rimborso detratto il valore di emissione, e il valore di emissione, considerando che il valore di rimborso è normalizzato a 100, così che, investendo ad esempio in un BOT di 1.000 euro con scadenza di un anno e considerando un valore di emissione di 95, il rendimento in percentuale sarebbe pari a ((100-95)/95)*100 = 5,26%.

La tassazione favorevole, pari al 12,5% del rendimento, ha sempre costituito un buon incentivo per investire in BOT, soprattutto negli ultimi anni, precisamente dall'01/07/2014, da quando c'è stato, per i conti deposito, l'aumento della tassazione dal 20% al 26%, con l'equiparazione degli stessi a strumenti di investimento a tutti gli effetti, quali quello delle azioni e quello delle obbligazioni.

I conti deposito, in particolare quelli vincolati, consistono invece in una sorta di obbligazione che vede il cliente creditore nei confronti della banca che detiene il suo denaro, a fronte della corrispondenza di interessi ad un certo tasso che, negli ultimi anni, è considerabile ottimo già se sfiora il 2% lordo, da cui si dovrà dunque detrarre la ritenuta fiscale che, nel caso specifico, è pari al 26%, al fine di ottenerne il valore netto.

Investire in un conto deposito, sebbene non sia più fruttifero come un tempo, quando si poteva contare anche su tassi di interesse lordi del 4% e oltre, è tutt'oggi considerato conveniente, a patto di non illudersi di guadagnare cifre astronomiche dai propri risparmi.

L'inflazione a livelli molto bassi, sfociante nella deflazione, che ha caratterizzato gli ultimi tempi rende i conti deposito generalmente più convenienti dei BOT, considerando che il rendimento dei BOT si aggira attualmente sotto il punto percentuale, per 12 mesi. Del resto è possibile in genere ottenere tassi di interesse migliori con un conto deposito vincolando il proprio capitale, anche solo per pochi mesi sfruttando offerte da parte delle banche e pertanto, in linea di massima, in questo periodo i conti deposito sono più remunerativi dei BOT.

Nonostante quindi negli ultimi tempi i tassi di interesse dei conti deposito siano calati notevolmente rispetto ai valori che presentavano in passato, essendo in linea con parametri quali il tasso BCE, l'indice Euribor e il QE, ossia il Quantitative Easing di Mario Draghi, è in genere consigliabile aprire un conto deposito online, a zero spese, con restituzione integrale del capitale e senza costi per operare con il conto, magari anche sfruttando promozioni che consentono di tenere il denaro libero sul conto, senza cioè la necessità di sottoscrivere vincoli.

Il Quantitative Easing, in particolare, meccanismo introdotto per contrastare la deflazione e favorire la ripresa dell'economia, incide molto nella gestione delle banche, nelle loro scelte riguardo ai loro prodotti, in quanto riduce la loro esigenza di ottenere liquidità dai risparmiatori, la qual cosa porta alla conseguenza che i rendimenti dei conti deposito scendono. In sostanza le banche ottengono, con il QE, molta liquidità, che prima erano costrette a chiedere ai risparmiatori pagando loro tassi di interesse relativamente elevati.

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Temi: conto deposito,   ritenuta fiscale,   valore nominale,   risparmiatore italiano,   denaro libero

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